Il Carso è un lungo altopiano
che va da direzione nord/ovest a sud/est e attraversa Italia, Slovenia e
Croazia. La parte italiana (lunga 40 km e larga mediamente 5) si distingue
in Carso Monfalconese e Carso Triestino, divisi
l'uno dall'altro dal vallone goriziano. Dopo
il confine scende verso Istria e addirittura nord della Dalmazia, e dall’altro
lato si estende verso Postumia, fino alla pianura di Lubiana.
Carso (Kras, in sloveno) è una parola che significa roccia. E’ un luogo
particolarissimo, una terra sassosa, arida, ostile e ricca di insidie, che crea
un paesaggio quasi lunare in una giornata nuvolosa e invernale come questa. La
vegetezione è particolarissima. Basse querce
e qualche ciuffo di faggi e abeti crescono su un sottile strato di
terra. Qua e la tante rocce bianche. Questo ambiente è conseguenza del famoso
fenomeno carsico. L’acqua piovana non crea corsi d’acqua ma filtra nel terreno
e viaggia sottoterra. L’azione dell’acqua che sprofonda per centinaia di
metri nelle viscere della terra crea quindi delle caverne meravigliose (es. le
Grotte di Postumia), tanti fiumi sotterranei, come il fiume Timavo che scorre per 40 km in
superfice, si getta negli abissi e prosegue per altrettanti km sottoterra per
poi ricomparire poco prima di finire nel golfo di Trieste. Esistono poi le doline, che sono dei bacini che si
riempirebbero d'acqua originando un laghetto se le pareti ed il fondo fossero
impermeabili, e le foibe (ce ne sono 1700).
Già le foibe, noi siamo andati sul Carso proprio per visitare la foiba di Basovizza, che si trova proprio dietro a Triesta. Un foiba è una profonda voragine che
si apre nel terreno e sprofonda per centinaia di metri. Un mondo impenetrabile,
carico di fascino. Un mondo, quello delle foibe, che però ormai ha assunto un
significato storico. Perché nelle foibe, alla fine della seconda guerra
mondiale i partigiani di Tito gettarono migliaia di persone,
spesso ancora vive, dopo essere state torturate, per il solo fatto di essere Italiani. Una tragedia a lungo taciuta,
e riconosciuta nel 2004 con
l’istituzione del “Giorno del Ricordo”. Il 10
febbraio.
Qui
sotto riporto una citazione del Prof. R.
Battaglia che descrive il Carso:
“Il
sottosuolo dei vasti altipiani carsici nasconde un mondo di tenebre, abissi
verticali, cupi cunicoli che si perdono nel silenzio delle profondità
terrestri, caverne immense, tortuose gallerie percorse da fiumane urlanti, sale
incantate rivestite di cristalli, antri selvaggi che la fantasia del volgo
popolò di paurose leggende”.
Il sarcofago che chiude la foiba |
Ingresso al sito della foiba di Basovizza |
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