In questi giorni di attesa per il
futuro prossimo della Juventus, sto cercando di immaginarmi una squadra senza Antonio
Conte al timone. E non riesco a pensarla al vertice.
Quando nel maggio del 2011 venne
annunciato come nuovo allenatore della Juventus, penso di essere stato uno dei
pochi a non essere soddisfatto. Non perché non avesse un curriculum interessante
(appena vinto il campionato di B con il Siena e un’altra promozione un paio di
stagioni prima con il Bari), ma perché non ritenevo opportuno affidare la
panchina ad un ex Capitano, troppo amato da alcune frange della tifoseria
organizzata. Una posizione forse un po’ “scomoda” per assumere la guida tecnica
del club. Oggi, dopo tre anni e tre scudetti consecutivi, non posso fare altro
che recitare il “mea culpa”. In quel maggio del 2011, dopo la sciagurata
stagione di Del Neri, forse anche peggio di quella precedente targata
Ferrara-Zaccheroni, non avevo capito che Antonio Conte era si un ex Capitano, ma lo era stato della Juventus di Lippi,
quella degli innumerevoli scudetti e delle quattro finali di Champions League. In
quel periodo era nato il Conte allenatore che conosciamo oggi. Uno con la
mentalità vincente.
In questo momento di incertezza
(credo più sua che della Società), io mi auguro che rimanga. Dopo tre scudetti
è normale che tifosi, società, calciatori, e Conte stesso vogliano la
Champions. Il rischio è quello di chiudere un ciclo, non per limiti di età, ma
per mancanza di motivazioni a giocare solo in Italia senza avere (quasi) nessun
avversario. Ma è anche giusto affermare che, anche con l’acquisizione di un
altro Top Player, un Carlitos Tevez per intenderci, non possiamo garantirci di
colmare il gap con i Top Club europei.
Quello di cui però sono sicuro, e
per questo spero nella conferma del nostro tecnico, è che qualora ci fosse anche solo una
possibilità di seguire nella stagione 2014/15, le orme del Borussia
Dortmund o dell’Atletico Madrid, sarebbe con Antonio Conte in panchina.
E nessun altro.
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