domenica 30 novembre 2014
martedì 25 novembre 2014
Qualche scatto da Châtel-Argent
Châtel-Argent è il nome di uno degli innumerevoli castelli che si trovano sul fondovalle della mia regione, la Valle d'Aosta. Si trova nel comune di Villeneuve, in posizione dominante sulla media valle.
Un paio di settimane fa, in una tipica giornata autunnale, ho avuto il piacere di visitarne le rovine.
Posto qui sotto qualche scatto e rinvio al seguente LINK, chiunque volesse qualche info in più su questo interessante sito.
domenica 23 novembre 2014
Montserrat: quando un'eruzione cambia il volto ad un'isola
La scorsa primavera, durante una crociera nelle Antille, abbiamo visto con i nostri occhi, seppur da lontano, l'Isola di Montserrat. Un'isola diventata famosa... per il suo vulcano.
Due parole su quest’isola conosciuta sino al 1995 come
“L’isola di smeraldo” e che da quell’anno non è più stata la stessa. In realtà
già dal 1992 il Soufrière Hills, il vulcano che sovrasta l'isola,
aveva dato segni di risveglio dopo circa cinque secoli di quiete, sotto forma
di terremoti.
Ma l’anno chiave è il 1995: il 18 luglio il vulcano iniziò ad
emettere piccole quantità di vapore e cenere. La prima vera eruzione avvenne
però un mese dopo. Plymouth, la capitale, fu ricoperta di cenere e il sole
venne oscurato per 15 minuti. La gente cominciò a scappare e lasciare l’isola,
mentre il vulcano controllato e monitorato di continuo.
Nel corso dei mesi successivi iniziarono anche i primi flussi
piroclastici che scesero sempre più a valle fino a raggiungere il mare,
ampliando la superficie dell’isola. Ma l’apice si ebbe con l’eruzione del 25
giugno 1997, che portò alla distruzione della capitale, dell’aeroporto e
rendendo inagibile praticamente i 2/3 dell’isola. La parte sud. Fortunatamente
Plymouth era stata evacuata poche settimane prima che fosse seppellita sotto
diversi metri di cenere e fango, facendone una Pompei dei Caraibi. Morirono
comunque 23 persone.
Oggi il vulcano è ancora attivo e periodicamente fa sentire la
sua presenza con nubi alte chilometri visibili dalle isole vicine. Gli isolani
abitano solo nel nord dell’isola e Plymouth è oggi una città fantasma
semi-sepolta sotto un deserto grigio. Dei 12.000 abitanti del 1995, oggi se ne
contano solo 5.000. Il turismo praticamente balneare non esiste più e i pochi
temerari che arrivano sull’isola lo fanno per il suo vulcano.
Ovviamente ci troviamo di fronte ad un vulcano di tipo esplosivo
(o vulcano grigio, dal colore delle sue eruzioni), paragonabile quindi al
Vesuvio. Mentre i vulcani effusivi, come l’Etna, sono invece chiamati anche
vulcani rossi e sono meno pericolosi, perché permettono alle persone di
mettersi in salvo prima che la lava arrivi.
Posto un documentario riepiloga gli eventi degli anni '90, ma soprattutto dà un'idea della portata della catastrofe.
sabato 15 novembre 2014
Caraibi: Hispaniola e quello stupido confine tra Repubblica Dominicana e Haiti
Nella primavera del 2014 io e mia moglie ci siamo regalati una
stupenda crociera ai Caraibi. Una delle tappe è stata in Repubblica Dominicana,
al porto di La Romana. Contrariamente a ciò che facciamo di solito, abbiamo acquistato
per quella giornata un’escursione con Costa Crociere, nei dintorni dell’importante
cittadina situata sulla costa sud dell’Isola di Hispaniola.
A bordo di un pulmino scoperto siamo partiti per visitare le
piantagioni di canna da zucchero e la prima sosta che abbiamo fatto è stata su
un campo coltivato con delle piante particolari con fiori gialli: si tratta
dell’aloe! Poi ecco iniziare le enormi distese di piantagioni. A sinistra già
tagliate, a destra da tagliare. Un ragazzo sta lavorando. Roberto, la nostra
guida, prende dal frigo una delle tante bottigliette d’acqua in fresco e gliela
lancia. Ci spiega che è un haitiano. Che tutti quelli che lavorano nelle
piantagioni vengono da Haiti. L’isola in cui ci troviamo, Hispaniola, è infatti
divisa in due Repubblica Dominicana a est e Haiti a Ovest.
Haiti è il paese più povero dell’intero continente americano e
uno dei dieci più poveri al mondo. Come se non bastasse, il terremoto del 2010
ha ulteriormente impoverito questo paese.
Queste persone fanno una pena incredibile. Mai nei nostri viaggi
avevamo provato una sensazione così estrema. Sono gli schiavi del nostro
secolo. Ogni haitiano guadagna 3 euro per ogni tonnellata di canne raccolte. E
in una giornata riesce a farne 2. Per cui lavora per 6 euro al giorno.
Le canne sono pesanti e sono alte più di 3 metri. All’interno
delle piantagioni non ci sono serpenti velenosi come in quelle dell’Africa. Ci
vive però un ragno. Una specie che quando punge provoca un dolore intensissimo
che dura per ore.
Gli haitiani vivono nei “batey”, delle piccole comunità sparse
qua e la nelle piantagioni. E qui pagano 20 euro al mese per l’affitto. A detta
di Roberto qui stanno molto, ma molto meglio che ad Haiti, anche se i
dominicani li guardano dall’alto verso il basso. E questo è tristissimo.
Ma come è possibile che due stati sulla stessa isola siano così
diversi? Secondo la nostra guida le ragioni sono da ricercarsi nella storia.
Haiti è stato il primo paese nero ad ottenere l’indipendenza. Ad Haiti il 100%
della popolazione è nera. E’ come essere in Africa. Mentre in Repubblica
Dominicana c’è stata mescolanza con i bianchi, soprattutto negli anni ’30 in
cui ci fu al potere un dittatore che massacrò i neri e gli haitiani e chiese
aiuto a vari popoli europei per farsi inviare bianchi, che “civilizzarono” la
Repubblica Dominicana.
Questo discorso razzista, sinceramente non mi è piaciuto. Però
il divario tra i due paesi effettivamente c’è, anche se davvero mi chiedo per
quale motivo sia così netto.
Arriviamo nel batey e i bimbi corrono dietro al bus chiedendo:
“money”, “money”. Non bisogna però dare loro soldini altrimenti non vanno più a
scuola (vediamo tantissimi bimbi con la divisa super linda e stirata alla
perfezione) per restare a casa e chiedere l’elemosina. E senza istruzione, non
avranno i mezzi per cambiare la loro condizione. La vita nel villaggio sembra
comunque dignitosa.
Probabilmente queste persone trovano davvero l’America passando
uno stupido confine.
mercoledì 12 novembre 2014
I colori dell'autunno
Vabbé oggi piove. E' novembre, che altro ci si può aspettare? Una bella giornata forse? In realtà si, perché anche questo periodo dell'anno ne è (a volte) ricco!
Ricco di colori, contrasti netti e saturazione più accentuata.
Venerdì scorso ho scattato questa immagine sulla collina di Quart, in Valle d'Aosta, cercando di mettere a fuoco un tris di ghiande contornato da bei colori autunnali. In secondo piano invece, la stagione che lentamente sta arrivando: le montagne innevate e un paesaggio contraddistinto da tinte fredde tendenti al blu.
sabato 8 novembre 2014
Il mistero di Tunguska
30 giugno 1908. Tunguska, Siberia.
Un'esplosione enorme. Un fitto mistero. Che cosa avvenne veramente in quella landa desolata oltre un secolo fa? E' caduto un meteorite, una cometa? E se fosse stato un ufo?
Di certo ancora oggi non si sa nulla!
Approfondiamo l'argomento:
DA WIKIPEDIA
DA UN ARTICOLO DI REPUBBLICA
Un video tratto dal programma "Voyager":
PARTE 1
PARTE 2
PARTE 3
La localizzazione di Tunguska in Siberia |
giovedì 6 novembre 2014
Lo Stadio dei Pini di Viareggio
Lo Stadio dei Pini, oggi Torquato
Bresciani (dal nome di uno dei fondatori della squadra viareggina), non è uno dei miei
preferiti. Ma da vero collezionista di stadi, non potevo lasciarmi scappare l'occasione di farci un salto.
Oltretutto è lo stadio della
finale della "Coppa Carnevale", conosciuta anche come "Torneo di Viareggio" e,
un po’ come quelli della Massese o della Carrarese, valgono comunque una visita
quanto si è proprio di strada.
Estate 2014: sono da solo in viaggio verso l'Isola d'Elba e alla solita sosta in autogrill preferisco fare una scappata all'impianto viareggino.
Se fosse stata ora di pranzo e avessi avuto un bel panino, mi sarei fermato per un improvvisato pic-nic proprio dove ho parcheggiato la macchina: all’ombra dell’immensa Pineta di Levante che da il nome storico allo stadio di Viareggio. Una caratteristica di questa bella città toscana è infatti quella di possedere due pinete vaste chilometri: la Pineta di Levante e la Pineta di Ponente.
Arrivo davanti allo stadio e riesco ad entrare. Nessuna porta sbarrata o alti cancelli. D'altra parte il Viareggio, dalla C1 è appena risprofondato nei dilettanti proprio quest’estate.
La tribuna principale è davvero capiente e architettonicamente notevole. Tutta coperta e piuttosto moderna. L’altra tribuna è un po’ più
degradata ma comunque davvero grande. Lo stadio ha la pista d’atletica
(peraltro molto curata) ed è capace di contenere 7.000 spettatori, ed è stato
inaugurato negli anni ’50. Nei decenni successivi arrivo ad ospitare
addirittura 15.000 persone.
Insomma, in attesa di vederlo in tv, per la prossima "Viareggio Cup", mi auguro che posta tornare ad ospitare al più presto gare di terza o al massimo quarta serie.
L'ingresso dell'impianto |
La tribuna principale |
L'altra tribuna e sullo sfondo la Pineta di Levante |
lunedì 3 novembre 2014
Provenza: focus sul "Village des Bories"
Ci troviamo in Francia e più precisamente in Provenza, a mio modo di vedere la più bella regione francese. Il cuore di questa terra è senz'altro la Valle del Lubéron, che annoverà alcuni fra "Les plus beaux villages de France".
Oggi però voglio parlare di un sito davvero interessante, che si trova vicino al piccolo borgo arroccato di Gordes (dove hanno girato molte scene del film "Un'ottima annata" con Russell Crowe).
Il "Village des Bories", è uno dei luoghi più particolari che abbiamo incontrato nel nostro tour provenzale del 2010. Non è conosciutissimo ma stramerita una visita. Vi si accede da una stradina lunga circa 1 km in parte sterrata (niente paura!) dalla quale già si scorge qualche "borie"! All’ingresso si paga un biglietto che all'epoca era di 6 € e viene fornita una mappa per scoprire questo curioso agglomerato di capanne che ricordano un po’ i nuraghi della Sardegna ma soprattutto i trulli di Alberobello!
Le "bories" sono antiche abitazioni interamente costruite in pietra a secco ed hanno una forma che potrebbe ricordare un alveare. La loro origine è antichissima e risale alla popolazione dei Liguri, in epoca neolitica probabilmente. Dal momento della loro comparsa sono state abitate fino al 1839 per poi essere abbandonate. Questo villaggio primitivo è stato restaurato e oggi lo si può ammirare così com’era 150 anni fa, prima del suo abbandono!
Nel nostro giro abbiamo potuto apprezzare tutti gli aspetti della vita quotidiana di epoche passate. Dagli attrezzi utilizzati in agricoltura, alla stalla, al forno, all’ovile, fino alle vere e proprie abitazioni composte da due piani. All’interno gli spessi muri di pietra conservano un ambiente assolutamente fresco al contrario di quello esteriore, dove il caldo torrido dell'estate del midi fa da cornice al paesaggio secco e petroso, e proprio per questo caratteristico!
Il "Village des Bories", è uno dei luoghi più particolari che abbiamo incontrato nel nostro tour provenzale del 2010. Non è conosciutissimo ma stramerita una visita. Vi si accede da una stradina lunga circa 1 km in parte sterrata (niente paura!) dalla quale già si scorge qualche "borie"! All’ingresso si paga un biglietto che all'epoca era di 6 € e viene fornita una mappa per scoprire questo curioso agglomerato di capanne che ricordano un po’ i nuraghi della Sardegna ma soprattutto i trulli di Alberobello!
Le "bories" sono antiche abitazioni interamente costruite in pietra a secco ed hanno una forma che potrebbe ricordare un alveare. La loro origine è antichissima e risale alla popolazione dei Liguri, in epoca neolitica probabilmente. Dal momento della loro comparsa sono state abitate fino al 1839 per poi essere abbandonate. Questo villaggio primitivo è stato restaurato e oggi lo si può ammirare così com’era 150 anni fa, prima del suo abbandono!
Nel nostro giro abbiamo potuto apprezzare tutti gli aspetti della vita quotidiana di epoche passate. Dagli attrezzi utilizzati in agricoltura, alla stalla, al forno, all’ovile, fino alle vere e proprie abitazioni composte da due piani. All’interno gli spessi muri di pietra conservano un ambiente assolutamente fresco al contrario di quello esteriore, dove il caldo torrido dell'estate del midi fa da cornice al paesaggio secco e petroso, e proprio per questo caratteristico!
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